Qualche settimana fa sono tornata a Parigi con mia maTre, mia sorella e le mie due cugine dal lato maTre: una di loro, Marilù, vive lì e questo è il secondo anno in cui andiamo a trovarla, stravolgendo per qualche giorno la sua vita parigina con lamentele inenarrabili, richieste assurde ed estenuanti sessioni di shopping.
Abbiamo approfittato di una giornata di sole spacca-pietre per girare in lungo e in largo il Marais, che è diventato il classico quartiere amato da tutti, soprattutto dai turisti, ma che obiettivamente ha un fascino unico (è da ore che cerco un modo meno banale di dirlo ma sono fusa).
Roselline irresistibili al Marché des Enfants-Rouges
Negozietto hipster ma adorabile in cui abbiamo convinto mia maTre a donare le sue pseudo-Hogan per prendere un paio di sneakers pazzesche.
Place du marché Sainte-Catherine: tanti ristorantini turistici, ma anche un’atmosfera rilassata niente male.
Ho comprato una magnifica felpa un po’ bimbominkia da vera beauty-blogger PRO (sto scherzando, spero si capisca) da Abou d’Abi Bazar, sempre nel Marais. Dentro è super felpata e calda, credo che mi consolerà durante il solito inverno siculo, fatto di abitazioni mal riscaldate e umidità violenta.
Mia maTre mi ha anche regalato una camicia con le volpi che chiamava il mio nome a gran voce.
La cosa bella di tornare e ritornare in una città come Parigi è potersi prendere il lusso di non andare per forza per musei, ma girare a zonzo, scoprire zone nuove, perdere anche del tempo. O rinchiudersi per ore da Uniqlo, negozio che ci causa una preoccupante dipendenza. Ehrm.
MaTre photobomber
Quando il bel tempo ci ha abbandonato per diluviare potentemente ci siamo rintanate al Centre Pompidou, che io avevo visitato nel lontano 2011. Ritornarci è stato bellissimo. Lo adoro!
C’era una fila lunghissima per la mostra di Magritte, ma noi abbiamo rinunciato a vederla puntando tutto sulla collezione permanente, sempre stupenda. Mia sorella non c’era mai stata e sono felice abbia recuperato, anche perché è piaciuto molto anche a lei.
Rothko storto. Mia sorella mi ha proibito di sorridere, dice che sono creepy. Invece con questo sguardo killer no, affatto.
L’utilità di farsi le foto davanti ai quadri? Nessuna.
All’uscita Marilù ci ha portato a mangiare ravioli al vapore in un posto cinese piccolo ma buonissimo, di quelli autentici, che mi ha ricordato molto le bettole di Pechino in cui ci portava a mangiare quando viveva lì e noi, a turno, andavamo a romperle le scatole in vacanza. Credo di avere ingerito quindici ravioli di verdure, leggerissimi. Mi si è appena aperto un varco spazio-temporale nello stomaco, ho fame.
Di fronte c’era questo parrucchiere cinese omonimo di mia sorella. Fondamentale che lo sapeste.
Il ristorante si trova in Rue au Maire alla fermata Arts e Métiers, ce ne sono diversi accanto e credo siano tutti molto buoni. Svoltando da Rue Beaubourg dovrebbe essere il terzo.
Vogliamo spendere un secondo per parlare de Le Galeries Lafayette Haussmann? Vorrei essere miliardaria come i turisti che lo frequentano e spendono senza batter ciglio ventimila euro. Oppure no. Vabe’, comunque, il succo è che ha di tutto e noi siamo rimaste prigioniere alcune ore là dentro: io ho preso un paio di Adidas con cui ho avuto un colpo di fulmine, ossia delle Stan Smith con gli strap e una texture strana finto-pitonata/coccodrillata/non so. Per precauzione le ho cercate su Amazon e non c’erano. Phew.
Anche se le Stan Smith sono le scarpe più deleterie del mondo per chi ha piedi problematici le amo. Ma le posso indossare a piccole dosi.
Ho preso anche del make-up ma rimando l’argomento per un post a parte.
Da Lafayette ho anche scoperto perché la gente sull’Internet sia pazza per il Pumpkin Spice Latte. Ci siamo rifocillate nel mini Starbucks che c’è lì e ho provato gioia pura bevendo quel bibitone, che poi ho voluto prendere anche il giorno successivo. Non so cosa ci sia dentro in questo di Starbucks (probabilmente droga e distillato di puro male) ma è fenomenale, se amate la cannella.
E dire che io ero una detrattrice di Starbucks. Sigh.
Per non farci mancare niente, Marilù ci ha anche preparato la raclette. In nessuna casa parigina degna di questo nome manca l’aggeggio per la raclette! E vorrei ben vedere: se il mio piatto tipico fosse formaggio fuso su salumi e patate ne avrei uno anche io. Ma per fortuna a Palermo siamo più tipi da pesce fresco e fritti diabolici, per cui amen.
Come vedete il faccione è di famiglia. Così come l’ansia (non ritratta in foto).
Lo so, questo post trabocca inutilità: però ho riguardato le foto per scrivere il post sugli acquisti di makeup e non ho resistito a condividere questo resconto scemo. Spero mi perdonerete.
Il post sui trucchi comprati a Parigi invece sarà più breve, lo prometto, e vagamente più utile (forse).
Bacini rosée a voi.
Lauracarmen
Posted at 10:38h, 10 OttobreAMO. <3
gliuppina
Posted at 12:52h, 10 Ottobre<3 ahaha grazie tesoro!
Lisbeth
Posted at 16:05h, 10 OttobreSe ti piace il cous cous ti consiglio di provare il Restaurant Mak Full, 86 Rue Jean Pierre Timbaud (sempre ammesso che esista ancora), se non erro non era lontanissimo dal Cirque d’Hiver
gliuppina
Posted at 17:08h, 10 OttobreGrazie del consiglio!
Cherry Diamond Lips
Posted at 19:38h, 17 Ottobreprobabilmente droga e distillato di puro male… sto ridendo come una matta!!
Ho sempre scagazzato Starbucks ma dopo i mille Frappuccini Tropical Mangio presi a Shanghai… capisco la dipendenza!
Adoro Parigi e non vedo l’ora di tornarci!
Il Pompidou è stupendo e l’ho amato più del Louvre.
Cherry Diamond Lips
Posted at 19:38h, 17 Ottobreprobabilmente droga e distillato di puro male… sto ridendo come una matta!!
Ho sempre scagazzato Starbucks ma dopo i mille Frappuccini Tropical Mangio presi a Shanghai… capisco la dipendenza!
Adoro Parigi e non vedo l’ora di tornarci!
Il Pompidou è stupendo e l’ho amato più del Louvre.